www.bertinettobartolomeodavide.it

 

Ferro

 

Il ferro è un minerale è indispensabile per la fissazione dell'ossigeno nelle proteine dell'emoglobina.

Ce chi afferma che le carenze sono molto molto rare a causa del meccanismo di recupero del ferro quando i globuli rossi e le loro proteine di emoglobina sono in vita.

Infatti, i globuli rossi hanno un ciclo vitale di 120 giorni.

L'organismo ricicla dunque regolarmente questi globuli rossi con nuove proteine e ferro. Teoricamente i globuli a fine vita sono riciclati ed il ferro non va perso. Tuttavia i nutrizionisti consigliano comunque da 10 a 14 mg al giorno.

Un tempo si ammetteva che c'erano perdite di ferro attraverso la pelle, le feci ecc... Nella pratica sembra che gli sportivi abbiano bisogni in ferro superiori rispetto a quelli dei sedentari.

Si ritengono utili oggi tra 16 e 20 mg al giorno per gli sportivi di durata: Il ferro è meno facilmente assimilabile per gli atleti a causa dell'accelerazione del transito intestinale.

Infatti nel corso dello sforzo le masse sanguigne abbandonano gli intestini per irrorare i muscoli, lasciando libero corso a mancanze digestive ed intestinali. L'aumento del flusso sanguigno durante lo sforzo genera scosse che distruggono i globuli rossi prima della loro fine naturale. Ciò rende difficoltoso il riciclaggio e causando un cattivo recupero delle molecole di ferro che vengono eliminate con le urine.

Sport molto traumatici come la corsa per via dell'impatto del piede sul suolo accelerano il processo di distruzione dei globuli rossi.

Fra le altre cause di queste carenze diagnosticate presso gli sportivi è da evidenziare un'alimentazione molto glucidica che trascura i prodotti alimentari ricchi di ferro come le carni rosse, oltre alla ripetizione di episodi di disidratazione profonda.


E' possibile trattare la carenza di ferro aumentandone il contenuto nell'alimentazione. Considerando comunque che esistono numerose interazioni che danno problemi d'assorbimento del minerale nell'intestino. A tal proposito si tenga conto che è più facilmente assimilabile il ferro contenuto nelle fonti animali, anziché quello proveniente dai vegetali, che è assorbito con maggiore difficoltà.

Atleti che praticano sport di durata solitamente prediligono alimenti di origine vegetale come la pasta per via della carica glucidica che essa fornisce; alimentazione che provoca una carenza di ferro. Infatti il coefficiente d'assorbimento è pari al 5% nei vegetali contro il 15-20% per quello animale.

Occorre anche tenere conto di alcune interazioni nocive tra il ferro e altre componenti dell'alimentazione umana. Il caffé ad esempio perturba enormemente l'assimilazione del ferro. Anche alcuni minerali come il rame, lo zinco ed il calcio sono in concorrenza per superare la barriera intestinale.

Ci sono molti segnali che indicano uno stato di carenza di ferro. Inizialmente tutto avviene senza particolari segnali d'allarme, così l'ematocrito, la quantità di emoglobina ed il trasporto d'ossigeno non danno particolari problemi nonostante l'esaurimento dello stock di ferro. Dopo la prima fase di carenza, se non ci sono altri contributi di ferro, si crea una situazione in cui si manifesta una diminuzione dell'efficacia dei globuli rossi e quindi un ridotto trasporto dell'ossigeno ematico.

La valutazione delle riserve in ferro è possibile con un prelievo del sangue e la misura del tasso delle proteine di ferritina e transferrtina, componenti che veicolano il trasporto del ferro.

Quando il tasso di ferritina diminuisce al di sotto di 60 ng/ml occorre riesaminare la propria alimentazione poiché potrebbe essere in corso una carenza di ferro. Se il valore cade al di sotto di 30 ng/ml, si può parlare insufficienza conclamata.

Per informazione, nel 1999 in occasione di test su corridori professionisti erano stati diagnosticati dei valori eccessivamente alti, superiori a 300 ng/ml all'80% dei professionisti ed il 40% di quelli d'elite. Caratteristica legata a qualità genetiche uniche di ogni campione, abbinate a terapie doping.

I valori normali sono compresi tra 30 e 300 ng/ml di sangue. Oltre questa soglia si corre il rischio di avvelenamento.

I valori eccessivi notati nei professionisti erano probabilmente dovuti ad un grande consumo di ferro in capsule o iniezioni intramuscolari, associati al consumo di EPO e steroidi anabolizzanti.

È possibile essere efficienti con riserve in ferro molto basse (30ng/ml), tuttavia ciò pregiudicherà velocemente la performance atletica, per via della scarsa possibilità di rinnovare le riserve ematiche.

Infine, la valutazione del tasso di Ferritina è anche sottoposta a variazioni fisiologiche come può esserlo un'infezione virale... Per questo si raccomanda di misurare allo stesso tempo il tasso di Ferritina e Transferritina che rivelano l'attività d'utilizzo del ferro.

Da evidenziare che il suo ruolo è così importante che l'organismo mantiene anche un deposito di riserva, immagazzinando il ferro nel fegato, nelle ossa e nella milza. Sorge quindi spontaneo chiedersi se gli atleti possono o devono assumere ferro tramite integratori, oltre alla normale alimentazione? Alcuni ricercatori infatti sostengono che la pratica dello sport (specie nelle discipline di resistenza) comporta un aumento del fabbisogno di ferro.

Questo risultato sarebbe testimoniato dalla diminuzione delle riserve di ferro e della sintesi di emoglobina. Il termine anemia da sport indica infatti una riduzione dei valori di emoglobina, che non va confusa con l'anemia vera e propria. La riduzione del ferro nell'organismo è inoltre più marcata nelle donne, per le quali la perdita di ferro durante il ciclo è compresa mediamente tra 5 e 45 mg. Per contrastare tale perdita, sarebbe sufficiente assumere un integratore di ferro.

Altri studi, più recenti e nettamente in controtendenza a quelli citati precedentemente, hanno invece rilevato che non si è riscontrato alcun valore che potesse condurre alla presenza di anemia da sport.

Molti studi concordano nell'evidenziare però che l'abbassamento della concentrazione di emoglobina nel sangue conseguente l'esercizio fisico si verifica solo all'inizio della seduta, tornando presto a valori normali entro breve tempo. Un ematocrito basso non significa necessariamente una carenza di ferro.


Il fatto quindi che la pratica dello sport potrebbe causare in taluni soggetti una carenza di ferro, non significa che l'integrazione di ferro sia necessaria in tutti coloro che praticano attività fisica.

La ricerca medica ha evidenziato una serie di conseguenze, anche gravi, dovute a una errata integrazione di ferro, qualora non necessaria. Come diabete, disturbi del fegato ed alle articolazioni, aumento dell'insorgenza di malattie infettive. Concentrazioni tossiche di ferro danno luogo a disturbi cardiologici (problemi alle coronarie), a causa dell'aumento dell'ossidazione di colesterolo LDL e conseguente arteriosclerosi.
 

Come soluzione 'fai da te' è molto usata la tecnica della mela chiodata che sembra rivelarsi utilissima nel trattamento di tutte le condizioni anemiche. Prepararla è semplicissimo: basta infilare nella polpa di una mela 6 o 7 chiodi ferrosi (che arrugginiscono per intenderci) lasciandoli a contatto con la mela per circa un giorno. Si mangerà una mela chiodata al giorno, spostando poco prima i chiodi nella mela che si mangerà il giorno dopo. Il razionale di questa pratica sembra legato al fatto che il metabolismo della mela riesce a trasformare il ferro inorganico contenuto nei chiodi in ferro organico altamente assimilabile. In questo modo si garantisce all'organismo una fonte prontamente assimilabile di ferro.

 

Macroelementi: potassio, calcio, magnesio, fosforo, sodio, cloro, zolfo

Microelementi: ferro, selenio, manganese, rame, cobalto, zinco, fluoro, iodio, molibdeno

Oligoelementi: bromo, arsenico, cromo, boro, nichel, germanio, stagno, silicio, tungsteno, vanadio